IL CASTELLO
Lungo lo strapiombo si inerpica un sentiero che
accede al castello da un ingresso tradizionalmente
chiamato “la porta di ferro”. Il sentiero fu
utilizzato nel 1463 dai soldati di Federico da
Montefeltro che conquistarono il castello
presentandosi come rinforzi malatestiano,
preannunciati da una finta lettera di Sigismondo.
Lungo lo strapiombo alcuni vistosi spigoli marcano
gli accrescimenti del castello nel tempo.
Il Mastio, o torre maestra, sembra la seconda torre
in muratura edificata nel castello; è probabilmente
dovuto ad un intervento del duecento, come
suggerisce la costruzione in conci di uguale altezza
per ogni strato (isodomi). Le mura sono di enorme
spessore, tanto da far sorgere il dubbio che sia
stato effettuato un rifacimento.
Il castello fu rinforzato lungo il crinale verso il
Parecchia con due torrioncini poligonali, uno dei
quali è crollato in seguito ad una frana. Alla base
del torrioncini superstite si trova una serie di
bombardiere del tipo “quattrocentesco classico” .
Le bombardiere alla base del torrione poligonale
superstite sono ancora raggiungibili da una scala
interrata dalla perfetta conservazione. Sul primo
pianerottolo si apre una feritoia che tirava alle
spalle di chi si trovava di fronte alla porta
principale del castello. A fianco della rampa
inferiore rimane lo spigolo della muraglia che
proteggeva la base della “torre piena” prima
dell’aggiunta dei due torrioni.
Su due lati della base della torre più antica si
trovano due locali voltati che sono certamente stati
adibiti a cisterna (tracce di intonaco impermeabile
in cocciopesto e bocca di attingimento con vera da
pozzo) e che sono stati fantasiosamente definiti
“sala di tortura” dall’allestimento del 1950.
E’ probabile, per analogia con altri castelli di
Sigismondo – Rimini, Mondaino e Santarcangelo – che
fossero originariamente riempiti di terra e
successivamente siano stati svuotati e adibiti a
cisterna supplementare.
Fonte :
Il Resto del Carlino - Rimini