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Regione: Emilia-Romagna | Provincia: Rimini

Guida alle rocche e ai castelli dei Malatesta.

Escursioni guidate a Rimini e dintorni


Itinerari turistici: Rimini

Castello di Sant'Arcangelo di Romagna – Castello dei Malatesta


DESCRIZIONE

Santarcangelo è il classico castello quadrilatero a corte centrale, con mastio quadrato in un vertice e tre torri angolari a pianta pseudo esagonale, secondo una consolidata pratica di torri poligonali o a puntone pentagonale (in ambito malatestiano le torri cilindriche sono rarissime e si tende ad attribuirle al breve periodo della presenza veneziana nei primi anni del Cinquecento). Lo schema di “castello quadrilatero a corte centrale” si presenta nella variante che prevede solo tre ali residenziali, col lato d’ingresso privo di edifici. Le grandi scarpe basamentale sono tipiche dei castelli di Sigismondo e della sua epoca. Nel corso dei secoli il perdurante uso a residenza privata ha portato a rivedere più volte gli interni.


CENNI STORICI

Castrum Sancti Arcangeli è attestato per la prima volta nel 1037.

E’ un castello del vescovo di Rimini, che vi possiede un palatium e lo perde nel XIII secolo ad opera del comune di Rimini. Dopo la dominazione di famiglia locale, nel 1386 Carlo Malatesta vi costruisce “la torre più alta e forte di Romagna”, secondo la descrizione di una cronaca dell’epoca.

Nel 1447 il nipote Sigismondo Pandolfo amplia il castello, edifica le ali residenziali ed innalza agli angoli le tre torri poligonali. Dopo la caduta di Sigismondo appartiene alla Santa Sede, che in seguito lo aliena a privati. Il castello viene poi ulteriormente abbassato asportando il coronamento a merli e beccatelli. Attualmente è di proprietà privata.


IL CASTELLO

Nei castelli di Sigismondo vari tipi di torri ricorrono in più di un esemplare: dalle torri a puntone pieno di modesto sviluppo della rocchetta di San Clemente e Sant’Andrea in Besanigo (o in Patrignano), alle torri poligonali di Santarcangelo e della corte a mare di Castel Sismondo, alle più grandi torri pentagonali a puntone cavo di Monteleone e delle mura di Verucchio, alle torri a pianta quadrata di Senigallia e delle mura di Rimini lungo l’Ausa. Si ricava la sensazione che la committenza non assegnasse un tema specifico, ma che le decisioni fossero demandate al “maestro” di volta in volta incaricato dell’opera.

Nel cortile si conserva il filtro dell’acqua piovana prima dell’immissione in cisterna. Filtri e cisterne, in quanto sotterranei, si sono conservati anche in quasi tutti i ruderi di castelli che costellano le nostre montagne.

I sotterranei sono coperti con volte a botte, per irrobustire staticamente la struttura contro l’offesa delle artiglierie. L’uso di volte a botte è ricorrente nei castelli di Sigismondo, da Rimini a Mondaino e da Verucchio a Santarcangelo.

Il lato d’ingresso mostra la perdita dell’intera terminazione beccatellata, che certamente coronava il castello. La mano di Sigismondo Pandolfo si rivela nella generosa scarpatura del castello e nella torre esagonale, successivamente dotata di nuove bombardiere.

Una scala chiocciola che invade lo spazio interno assicura le comunicazioni verticali della grande torre di Carlo Malatesta dalla quale sono stati eliminati, nel corso del tempo, la maggior parte dei piani.

Le bombardiere sono frequentissime nei castelli italiani, ammodernati per la difesa fino a tutto il Quattrocento e oltre. Costituiscono un prezioso “fossile guida” per la datazione delle varie parti delle strutture perché alla fine del XV secolo entra in uso il tipo “alla francese” , che dura pochi decenni e fornisce quindi una datazione tipologica piuttosto precisa.

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
    
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